Uno sguardo

Marco accendi il MIDI!

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E' quasi mezzanotte e in questa piccola stanza siamo circondati da PC, mixer, expander e tecnologie moderne. Davanti ai miei occhi gli spartiti che cerco di suonare con la mente, mentre il mio maestro mi guida con la sua mano per comprendere il solfeggio: scandire il tempo è il modo migliore per afferrarlo.
Lui capisce che faccio parecchia fatica a far girare la trackball, perciò minuziosamente mi aiuta a spostare il mio dito dei millimetri necessari a puntare sul monitor, così siamo pure sincronizzati.
Insieme e lentamente piazziamo le diverse note in una finestra grafica con pentagrammi e piano roll, provando campioni sonori che mi fanno immaginare di guidare una band al completo, eppure è tutto virtuale. Mi spiega le scale blues, i tempi composti, gli accordi rock e l'armonia diventa affascinante.
Arriva il momento di dovermi riposare qualche minuto e allora beviamo qualcosa parlando d'altro, però prima mi aiuterà a spostare qualche cuscino da sotto il mio corpo. Iniziamo a volte dal racconto di quella ragazza che gli piace, ma che ancora non ha corteggiato a dovere (sarà poi sua moglie), oppure di quelle tante serate fatte nei pub suonando “Schiamazzi Notturni”, e per finire spesso si tira in ballo Dio, la fede e tutti i massimi sistemi che ci fanno vivere cercando.
Anche se è tardi continuiamo a programmare la musica e poi, forse domani, mi porterà con lui a vedere in prima fila uno dei suoi concerti, oppure faremo un giro per berci una birra, semplicemente come due amici che in comune amano la musica, la tecnologia, i pensieri sinceri e tutto quello che ci fa sentire uniti in questo rapido ritmo della nostra vita.
Avevo circa 20 anni, una chitarra appesa al muro e una canzone sempre in testa, anche quando l'aria nei miei polmoni entrava solo per inerzia. La musica per me era pura energia, un calmante intenso, una calamita per i sogni, ma volevo scoprirla più a fondo pur se le forze ormai mi mancavano.
Come una bella canzone che ascolti per caso e poi non smetti più di sentire, così è stato l'aver trovato nel tempo e nel luogo giusto un amico e un maestro di musica che in molte occasioni ha reso felici i miei giorni.
Ho conosciuto Marco quando era un giovane capellone barbuto dallo stile rocker anni 70, e capii subito che era un tipo forte, dotato di simpatia, umiltà e di quella sensibilità che ti guida costantemente verso le verità più profonde.
Ricordo che mi venne a trovare per capire di cosa io avessi bisogno e che cosa volessi imparare. Io ero sempre disteso sul mio letto e a fianco ad esso c'era sempre un tavolino con sopra un PC acceso. Lui si sedette sul pavimento per starmi accanto senza darmi fastidio, e subito mi spiegò che con un PC e dell'elettronica giusta, potevamo creare brani degni di una vera band.
Era destinato a diventare per me un fratello e vidi nei suoi occhi la comprensione che provava nei miei confronti, perché non disse nulla di ciò che non avrei potuto fare, dato che ero già completamente paralizzato e il mio respiratore era sempre pronto a partire, invece mi spiegò ciò che avrei potuto creare con le sue dritte e la voglia di fare musica.
Da quella volta mi offrì il suo aiuto e mi propose di vederci regolarmente, così per anni abbiamo trascorso bei tempi e vissuto sogni diventati realtà, ma abbiamo passato anche attimi in cui pregare era l'unica azione da fare.
Mi ha insegnato tanto, e lo so che sono stato il peggior musicista con cui abbia mai "suonato", ma la lezione più grande è stata quella di dimostrarmi quanto è bello essere amici, annullando ogni diversità e difficoltà semplicemente con i sentimenti, come le note messe insieme formano suoni che misteriosamente toccano l'anima.
Oggi che siamo forse troppo immersi nella complessa quotidianità, non possiamo più vagare per posti suonanti con cieli di luna, tuttavia l'album dei nostri ricordi resta scritto e da qui io lo penso per la canzone migliore che dobbiamo ancora scrivere insieme.

A Marco Bertoldi, il pianista sull'oceano più colorato del mondo che trova sempre la nota più adatta per viaggiare oltre...anche stonando :-) Per tutte le volte che mi hai sollevato, grazie fratello mio!